fratelli napoli

Rosario Napoli, “Rinaldo acclamato imperatore di Trebisonda”, 1930 circa.

XLVI Festival di Morgana:

Teatro d’immagine del Mediterraneo

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Venerdì 12 Novembre _ ore 20.00

(anche in streaming sulla piattaforma del Festival e sula nostra pagina Facebook)

Sabato 13 Novembre _ ore 21.00


Opera dei pupi siciliani

Rinaldo imperatore di Trebisonda

di Alessandro e Fiorenzo Napoli

Compagnia Marionettistica Fratelli Napoli 


Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino

Distrutta la fortezza di Montalbano e consegnate le sue armi e la sua famiglia in ostaggio a Carlo Magno sotto la città di Tremogna, Rinaldo è stato esiliato dall’imperatore, come al solito istigato dal perfido traditore Gano di Magonza. Secondo la Storia dei Paladini di Francia di Giusto Lodico - che rielabora in questa parte della sua compilazione il poema anonimo quattrocentesco in ottava rima intitolato Trabisonda - Rinaldo in Oriente vive la sua gloriosa ascesa al soglio imperiale della città sul Mar Nero, conquistando con valore, fascino, saggezza e clemenza la fiducia di ben trentasei sovrani saraceni, i quali, da acerrimi nemici, ne diventeranno fedelissimi sostenitori e difensori.

Nelle serate di Rinaldo imperatore, il pubblico dell’Opera dei Pupi condivideva il punto più alto di quella aspirazione al ristabilirsi di un ordine del mondo più giusto e di quel riscatto mitico dalla propria condizione di subalternità che Antonino Buttitta e Antonio Pasqualino hanno acutamente individuato nei loro studi come ragioni profonde dell’importanza e del successo delle storie di paladini per i ceti popolari siciliani dell’Ottocento e del Novecento, prima dell’affermarsi del consumismo. Le storie di Rinaldo - in Occidente umiliato e disprezzato a torto da Carlo Magno - e Gano - glorificato invece in Oriente da molti sovrani di diversa religione - diventavano per il pubblico dei teatri di quartiere sia l’esempio tangibile che qualche volta le cose nel mondo si rimettessero al posto giusto, sia un modello di mobilità sociale che spingeva a rivalutare la stringente necessità di emigrare dalla Sicilia alla ricerca di un lavoro come reale possibilità di un riscatto dalle proprie condizioni di precarietà e miseria.

Per queste ragioni ci è piaciuto lavorare a uno spettacolo che rimettesse in scena questa parte del ciclo dei paladini. E ci è piaciuto lavorare sulle vicende e sui personaggi della Trebisonda (la cui onomastica è già di per sé suggestiva) anche perché - tanto nell’originale poema quattrocentesco quanto nella rielaborazione lodichiana e nelle messinscene dei pupari etnei - emerge un palese messaggio di irenica e reciproca tolleranza tra fedi religiose diverse. Dopo iniziali contrasti, infatti, i sovrani saraceni d’Oriente accettano un imperatore cristiano e Rinaldo, dal canto suo, ne riconosce i molti meriti; non li obbliga a convertirsi al cristianesimo, lascia libertà di culto e non abbatte le moschee.

Queste serate, che ci siamo sforzati di condensare in un unico spettacolo, erano importanti per il pubblico dell’Opira anche per altre due ragioni. Si compiva la vicenda umana del negromante Malagigi che, dopo un memorabile contrasto tra l’angelo e il diavolo per il possesso della sua anima, moriva in odore di santità. E poi per le prime imprese di giovani eroi come Guidone, figlio di Ruggiero e Bradamante, e Organtino del Diavolo, figlio di Malagigi: essi appaiono qui come comprimari dell’eroe Rinaldo, ma poi sarebbero diventati i protagonisti della Storia di Guido Santo, la continuazione della Storia dei Paladini di Francia che avrebbe cancellato la luttuosa ferita del massacro di Roncisvalle.

Anche qui non mancherà Peppininu, la maschera del teatro dei pupi catanese, impegnato nella scena della liberazione dei fratelli di Rinaldo dalla prigionia: esempio di come nell’Opera dei Pupi siciliana si siano depositate tradizioni orali e lazzi derivanti, attraverso il teatro popolare, dalla Commedia dell’Arte.

                                                                                          Alessandro Napoli


Compagnia Marionettistica Fratelli Napoli. La Marionettistica Fratelli Napoli nasce con don Gaetano Napoli che fonda la compagnia nel 1921, quando inaugura a Catania, nel quartiere di Cibali, il Teatro Etna. Da allora, e fino al 1973, la famiglia Napoli svolge un'intensa attività nei teatri popolari di quartiere, lavorando con il mestiere storico, i pupi alti 130 centimetri e pesanti fino a 30-35 chili. Le regole e le tecniche di messinscena nel tempo vengono trasmesse alle successive generazioni: prima ai figli di don Gaetano - Pippo, Rosario e Natale - e poi a Fiorenzo, Giuseppe, Salvatore e Gaetano, figli di Natale e Italia Chiesa Napoli. Gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, tuttavia, innescano una grave crisi e i Napoli lavorano per adattare l'Opira catanese alle esigenze di un pubblico nuovo, pur mantenendosi fedeli ai codici e alle regole di messinscena della tradizione. Facendo tesoro dei suggerimenti di Nino Amico, Natale Napoli escogitò nel 1973 l'idea dei "pupi piccoli" di 80 centimetri, che consentirono alla tradizione catanese di confrontarsi con pubblico ben più ampio e largamente composto da giovani e giovanissimi. In questi anni, alla morte del padre Natale, Fiorenzo diventa direttore artistico della compagnia e i suoi figli Davide, Dario e Marco apprendono anch'essi le regole del mestiere, assicurando la continuità alla tradizione catanese dell'Opera dei pupi. Oggi i Napoli, oltre a proporre spettacoli con recita a soggetto, rappresentano testi basati sulla tradizione degli antichi canovacci nei quali una moderna drammaturgia dell'Opera dei pupi riesce a tener conto delle regole tradizionali di messinscena. Tutti i membri della famiglia Napoli prendono parte agli spettacoli.

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Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria sulla piattaforma online del XLVI FESTIVAL DI MORGANA: www.festivaldimorgana.it

È richiesto il GREEN PASS al fine di garantire la massima sicurezza all’interno dei locali adibiti agli spettacoli.

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Info: 091.328060

www.museodellemarionette.it

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