THOLU BOMALATA, Andra Pradesh (India)
Sītā
Inv. n. D910
Protagonista femminile del Ramayana, antico poema epico indiano rappresentato in molte tradizioni teatrali con attori e figure dell'Oriente.
Il suo nome significa figlia della terra perché emerse da un solco quando il padre, il re Janaka, partecipò all'aratura rituale dei campi all'inizio della primavera. È l'avatara di Lakshmi, la quale si è incarnata nella moglie del principe Rama per sconfiggere il demone Ràvana, re di Lanka, invulnerabile in combattimento ma destinato a morire a causa di una donna.
Segue fedelmente il marito nel suo esilio dal regno di Ayòdhya e una volta rapita dal demone viene tratta in salvo da Hanuman.
Purezza, dedizione, fedeltà e senso del sacrificio sono le sue principali virtù messe alla prova dai vani tentativi di seduzione di Rawana. Una volta liberata, dimostra la sua fedeltà coniugale sottoponendosi al giudizio del fuoco da cui esce illesa. Tuttavia, incredulo, Rama incarica suo fratello Laksmana di ucciderla. Sarà la gravidanza della donna a persuadere il principe a lasciarla fuggire.
Sita partorisce così due gemelli, Kusha e Lava, in un romitaggio dove i tre trascorrono quindi anni in clandestinità. Giunto al romitaggio il cavallo sacrificale di Rama, i due fratelli lo catturano provocando l'ira di Rama. Il principe però scopre la loro identità, e propone a Sita di ricongiungersi. La donna si rifiuta e, invocata sua madre, la terra, viene nuovamente accolta nelle sue viscere.
Come accade talvolta nel Tholu Bomalata, la figura rappresenta il personaggio all'interno di un ambiente scenografico significativo: Sītā si trova infatti sotto un albero di aṡoka nel giardino di Rāvaṇa