Gli incontri della prima stagione del seminario permanente di Etnografie del Contemporaneo intitolati "Ereditare. Semiotica del patrimonio culturale" erano stati progettati, lo scorso anno, con l'obiettivo di alimentare un approccio semiotico agli studi sul patrimonio che ponesse il problema di de-essenzializzarne l'orientamento. Prediligere il termine eredità rispetto a quello di patrimonio significava, infatti, prendere posizione sulla dialettica irrisolta in un tale ambito di studi fra dimensione materiale e dimensione simbolica dei beni in questione. Dire eredità, nelle intenzioni dei curatori, voleva essere un invito a uscire dalle secche dell'ontologia e delle sue esigenze classificatorie (patrimonio culturale materiale, immateriale, patrimonio archeologico, pittorico...) in favore di una idea di territorio simbolico comune. Ecco perché il seminario si apriva con l'intervento di Rayco Gonzalez che, ricalcando le riflessioni poste da Nelson Goodman a proposito dell'arte, ha posto la questione di "quando si dà un documento", sottintendendo come una tale proprietà non sia nelle cose (i cosiddetti reperti) quanto, piuttosto, emerga come portato di un regime enunciativo peculiare – le cui trame spetta alla semiotica dipanare.
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