foto Lodovico salva Messana dai turchi 1

SICILIAN PUPPETS SERIES

Rassegna teatrale di Opera dei pupi siciliani

5 febbraio > 31 ottobre 2021

Acireale (CT), Alcamo (TP), Messina, Palermo, Sortino (SR)

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Domenica 5 settembre_18.00 
Domenica 3 ottobre_18.00 

 

Spettacolo
Lodovico salva Messana dai turchi
Compagnia Opera dei pupi messinesi Gargano
Messina, Sala Le Cianfrusaglie
Contrada Filangeri
 
 
 
 
Gran festa, a Messana. Lodovico, figlio di Bernardo, il governatore della città, compie 18 anni. Il giovane ha solo un desiderio: indossare le armi e diventare cavaliere. Il padre non lo asseconda. Lo considera giovane e inesperto. La gioia di Lodovico è interrotta dal clangore delle spade. Sono appena sbarcati i turchi che, al comando del feroce capitano Zanicchi, fanno strage di uomini e donne. Lodovico chiede al padre di fronteggiare il nemico ma Bernardo nega al figlio il permesso di prender parte alla battaglia. Il giovane chiede allora aiuto a un frate benedettino che gli dà un abito e una maschera da moro per combattere celando la propria identità. Anche la Madonna della Lettera viene in aiuto della città donando a Lodovico una spada benedetta. In piazza infuria la battaglia. Bernardo affronta Zanicchi e rischia di soccombere al feroce avversario, ma l'intervento di Lodovico, nelle vesti del Moro, gli fa salva la vita. Zanicchi, ferito da Lodovico nel primo combattimento, medita vendetta. Bernardo, frattanto, parla a Lodovico del valoroso uomo mascherato che gli ha salvato la vita, ignorando la sua identità. In piazza infuria adesso la seconda battaglia e Bernardo è nuovamente in campo contro Zanicchi. Sta per cadere sotto la scimitarra del nemico quando nuovamente interviene Lodovico a salvarlo. Il giovane mascherato uccide il feroce Zanicchi e i turchi si ritirano. Bernardo manda un cavaliere a cercare il ragazzo che, fuggendo, ha trovato rifugio presso il frate benedettino. Lodovico non può più nascondersi e viene condotto al palazzo del governatore. Bernardo gli ordina chiede di togliersi la maschera. Egli non vuol mostrarsi. Scilla, il cane di Lodovico, si accuccia ai piedi del Moro mascherato svelando così la sua identità. Il padre onora il figlio per il suo valore e la festa riprende.
 
 
Compagnia Opera dei pupi messinesi Gargano. I Gargano sono l’ultima famiglia di opranti di tradizione ancora attiva nella città di Messina. Originaria di Acireale, iniziano a operare a Messina a partire dai primi del Novecento. Il capostipite è Venerando Gargano, proveniente da una famiglia borghese che avrebbe desiderato un avvenire diverso per il figlio. Ma l’ostinata passione di Venerando per i paladini riesce ad avere la meglio sulla volontà dei genitori ed egli comincia prima a collezionare e poi a costruire i pupi, mettendo in scena gli spettacoli nella sua fabbrica di sedie. Il figlio, don Rosario Gargano, affianca giovanissimo il padre e, a soli diciassette anni, scrive un’opera che diventerà l'elemento distintivo della famiglia Gargano nel variegato mondo dell'Opera dei pupi: la storia di Bellisario da Messana, messa in scena con novantanove episodi. Nel 1912 Rosario Gargano è chiamato a Messina da Ninì Calabrese per prestare la voce ai suoi pupi. Si trasferisce così nella città dello Stretto, dove nel 1920 apre un proprio teatro, il “Teatro Nuovo Messina”, con l'aiuto del figlio Venerando. Questi, nominato Cavaliere del re, apre diversi teatri nella città e le gesta dei suoi pupi infiammano il "Ferragosto messinese", dove mette in scena La pazzia di Orlando davanti a un pubblico di 24.000 spettatori. I suoi teatri sono frequentati assiduamente, il pubblico lo acclama ed egli prosegue nell’attività di redazione di manoscritti di argomento cavalleresco. Nel 1964 un grave incendio distrugge il suo teatro, l’“Arena Gargano”, con gran parte dei pupi lì custoditi. Si apre così un periodo difficile, ma la passione per questo mestiere fa sì che il cavaliere Venerando con l’aiuto del figlio Rosario ricostruisca tutti i pupi e continui l’attività. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1978, nonostante la mancanza di un teatro stabile, il figlio Rosario prosegue in modo itinerante l’attività utilizzando pupi di dimensioni più piccole rispetto alla tradizione della Sicilia orientale, e dunque facilmente trasportabili. Alla sua morte (2000) il figlio Venerando, con i fratelli Giorgio e Rosaria, continuano a portare avanti l’antica tradizione della famiglia nonostante la perdurante assenza di una struttura teatrale stabile.
 

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