SICILIAN PUPPETS SERIES
Rassegna teatrale di Opera dei pupi siciliani
5 febbraio > 31 ottobre 2021
Acireale (CT), Alcamo (TP), Messina, Palermo, Sortino (SR)
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Domenica 25 aprile_18.00
Palermo, Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino
Piazzetta Antonio Pasqualino, 5
La storia d'amore fra Berta, sorella di Carlo Magno, e Milone, da cui nascerà Orlando, viene raccontata da Giusto Lodico nella Storia dei Paladini di Francia contaminando tre fonti: il l. VI de I Reali di Francia di Andrea da Barberino, l'Orlandino di Teofilo Folengo e Le prime imprese di Orlando di Lodovico Dolce.
L'azione inizia all'indomani della riconquista del trono di Francia da parte di Carlo Magno, che all'Opera dei Pupi, come insegna Andrea da Barberino, riceve questo soprannome perché concepito nel bosco Magno. Per festeggiare l'incoronazione Carlo bandisce un torneo e grandi feste. Al torneo si distingue Milone d'Anglante, il più forte paladino della nuova corte, che in giostra umilia il superbo spagnolo Grandonio di Volterna. Milone si è innamorato di Berta, ella lo ricambia e gli invia in pegno d'amore una ghirlanda di fiori da indossare sull'elmo. Sembrerebbe che nulla si opponga all'ardente amore dei due giovani, ma Carlo Magno per ragioni di stato promette in sposa Berta all'imperatore d'Oriente Costantino. Si inseriscono a questo punto nel racconto antico della Geste Francor franco veneta tramandato dai Reali e da Dolce le gustose varianti escogitate da Teofilo Folengo: Berta e Milone potranno in segreto godere del loro amore grazie a un accorto stratagemma da festa cortigiana escogitato da Rampaldo di Risa e dalla sua amante Fresina, i quali, elusa la vigilanza di Carlo Magno, – complici e pronubi – condurranno gli innamorati nella stanza da letto di Berta... Per la tradizione etnea dell'Opera dei Pupi non poteva esserci occasione migliore dello stratagemma di Rampaldo e Fresina per far recitare una parte importante in questa vicenda a Peppininu, la maschera dell'Opira catanese. Alle vicende degli amori di Milone e Berta Lodico volle intrecciare anche quelle della contesa fra Amone di Chiaramonte, fratello di Milone, e Ginamo di Baiona, fratello di Gano di Magonza, per Beatrice, figlia del saggio Namo di Baviera. Carlo Magno, da poco pacificatosi con la casa di Magonza e d'altra parte debitore a Namo e ai Chiaramonte della sua restaurazione, non vuole inimicarsi nessuna delle due parti e perciò decide che sposerà Beatrice chi dei due vinca l'altro in una giostra d'amore. Ma i Magonzesi traditori ordiscono un piano che prevede di assalire proditoriamente Amone e di ucciderlo mentre egli combatte con Ginamo. Peppininu, sempre accorto, scopre la congiura e la rivela a Milone. Informatone Carlo, questi ordina che solo Milone, Amone e Ginamo possano impugnare la spada il giorno del torneo, affinché questo si svolga regolarmente. Ma Ginamo provoca intenzionalmente Milone, finge di essere stato esageratamente malmenato e i Magonzesi – tutti con le armi nascoste sotto pesanti mantelli neri – assaltano da ogni parte Milone, che ne fa strage. Gano ottiene il suo scopo: Carlo bandisce Milone. Ma questi, poiché Berta è già incinta, corre a prenderla e insieme fuggono da Parigi. Cade qui opportuno ricordare come questa fuga d'amore di Berta e Milone sia stata nell'epoca d'oro dell'Opera dei Pupi il modello paradigmatico di ogni fuitina dei ceti popolari siciliani in epoca preconsumistica. Altre peripezie: Carlo condanna a morte gli amanti e questi si ricoverano a Roma, per ottenere aiuto dal cardinale Leone di Chiaramonte. Ma Gano, saputo che Milone e Berta sono a Roma, carpisce la prima di infinite volte la fiducia di Carlo Magno, riesce a farsi affidare l'esclusivo incarico dell'arresto e nottetempo imprigiona e incatena gli amanti. E qui viene rappresentata una delle scene più singolari dell'Opera dei Pupi siciliana: papa Adriano ferma il corteo di Gano e Ginamo coi prigionieri e impone che gli siano consegnati perché arrestati nel Patrimonio di San Pietro, territorio su cui Carlo Magno non ha alcuna giurisdizione. Alle proteste dei Magonzesi, il papa assesta loro due solennissimi ceffoni, li rimanda a Parigi con le pive nel sacco e mette sotto il suo manto protettivo Milone e Berta. A Parigi bella scena con la gran parlata di Namo di Baviera a Carlo Magno per ottenere il perdono di Berta e Milone. Nonostante le argomentazioni umane, politiche e giurisprudenziali di Namo, nonostante le sue paterne perorazioni e le sue velate minacce, Carlo è irremovibile... Finché l'Onnipotenza Divina gli invia San Michele Arcangelo con la spada fiammeggiante e gli impone di non opporsi ai voleri del Cielo perché deve nascere Orlando. Carlo commuta in esilio la pena di morte ma, dopo il solenne matrimonio di Milone e Berta celebrato da papa Adriano nella Basilica di San Pietro a Roma, molto ancora ha da accadere...
Compagnia Marionettistica Fratelli Napoli. Compagnia Marionettistica Fratelli Napoli. Nasce con Don Gaetano Napoli che fonda la compagnia nel 1921, quando inaugura a Catania, nel quartiere di Cibali, il Teatro Etna. Da allora e fino al 1973 la famiglia Napoli svolge un’intensa attività nei teatri popolari di quartiere, lavorando col mestiere storico, i pupi alti m.1,30 e pesanti fino a 30 - 35 chili. Le regole e le tecniche di messinscena nel tempo vengono trasmesse alle successive generazioni: prima a ai figli di don Gaetano - Pippo, Rosario e Natale - e poi a Fiorenzo, Giuseppe, Salvatore e Gaetano, figli di Natale e Italia Chiesa Napoli. Gli anni Sessanta e Settanta del Novecento tuttavia innescano una grave crisi e i Napoli lavorano per adattare l’Opira catanese alle esigenze di un pubblico nuovo, pur mantenendosi fedeli ai codici e alle regole di messinscena della tradizione. Facendo tesoro dei suggerimenti di Nino Amico, Natale Napoli escogitò nel 1973 l’idea dei “pupi piccoli” di cm. 80, che consentirono alla tradizione catanese di confrontarsi con pubblico ben più ampio e largamente composto da giovani e giovanissimi. In questi anni, alla morte del padre Natale, Fiorenzo diventa direttore artistico della compagnia e i suoi figli Davide, Dario e Marco apprendono anch’essi le regole del mestiere, assicurando la continuità alla tradizione catanese dell’Opera dei pupi. Oggi i Napoli, oltre a proporre spettacoli con recita a soggetto, rappresentano testi basati sulla tradizione degli antichi canovacci nei quali una moderna drammaturgia dell'Opera dei pupi riesce a tener conto delle regole tradizionali di messinscena. Tutti i membri della famiglia Napoli prendono parte agli spettacoli.
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