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Quarta serata
Passaggio d'epoca: Soranzo e Tibet hanno avuto una figlia di nome Luneide, il selvaggio Ideo e Tigreleone sono cresciuti nel pieno della loro fiorente giovinezza. Tigreleone lascia Berlino e parte in cerca di avventure. Nel deserto di Siria Ideo, per rifocillare sua madre Agres, assalta la carovana che da Damasco reca l'annuo tributo a Daif, sultano di Costantinopoli. Con l'inganno delle ballerine Ideo selvaggio viene ubriacato, catturato, rinchiuso in una gabbia e condotto a Costantinopoli. Daif lo fa chiudere nel serraglio come una bestia feroce, ma Soranzo, nel frattempo succeduto al morto Rodocaus e in visita diplomatica a Costantinopoli, parla con Ideo, viene conquistato dalla nobiltà d'animo del buon selvaggio, lo chiede in dono a Daif, lo fa istruire nelle armi e lo crea suo generale. Tigreleone, giunto in Oriente, salva dalla morte la principessa Azea di Rostov: loro amori, ma poi Tigreleone la lascia presso suo padre e parte alla volta di Mosca per partecipare al gran torneo bandito dall'imperatore Soranzo per festeggiare la presa delle armi della principessa Luneide. Tigreleone vince per tre volte Luneide e se ne innamora, riamato. Soranzo, saputo che Tigreleone è figlio di Ermi-nio, lo rimprovera come spia. Bella risposta di Tigreleone e suo primo diverbio con Ideo. Soranzo e Luneide li pacificano e Tigreleone lascia Mosca. Scoppia la guerra di Russia e Cina coalizzate contro le potenze cristiane. Grandi vittorie di Ideo, che assedia Tarbes in Francia. A difesa della città c'è proprio il generale Droifet, con cui Ideo impegna gran combattimento. Nel momento in cui Ideo, sferrando il colpo mortale su Droifet, invoca il nome della madre sua Agres, il vecchio uomo d'armi tenta di fermarlo... Morte di Droifet e tragica agnizione col figlio suo Ideo. Questi, in preda all'ira per aver ucciso suo padre, assalta Tarbes e penetra coi suoi dentro il monastero delle Orsoline. Con grande coraggio la monaca Evangelina arresta Ideo parandoglisi davanti e ostendendo il crocifisso. Ideo getta spada e scudo e fugge sgomento dal monastero.
Compagnia Marionettistica Fratelli Napoli. La Marionettistica Fratelli Napoli nasce con Don Gaetano Napoli che fonda la compagnia nel 1921, quando inaugura a Catania, nel quartiere di Cibali, il Teatro Etna. Da allora e fino al 1973 la famiglia Napoli svolge un'intensa attività nei teatri popolari di quartiere, lavorando col mestiere storico, i pupi alti m.1,30 e pesanti fino a 30 - 35 chili. Le regole e le tecniche di messinscena nel tempo vengono trasmesse alle successive generazioni: prima a ai figli di don Gaetano - Pippo, Rosario e Natale - e poi a Fiorenzo, Giuseppe, Salvatore e Gaetano, figli di Natale e Italia Chiesa Napoli. Gli anni Sessanta e Settanta del Novecento tuttavia innescano una grave crisi e i Napoli lavorano per adattare l'Opira catanese alle esigenze di un pubblico nuovo, pur mantenendosi fedeli ai codici e alle regole di messinscena della tradizione. Facendo tesoro dei suggerimenti di Nino Amico, Natale Napoli escogitò nel 1973 l'idea dei "pupi piccoli" di cm. 80, che consentirono alla tradizione catanese di confrontarsi con pubblico ben più ampio e largamente composto da giovani e giovanissimi. In questi anni, alla morte del padre Natale, Fiorenzo diventa direttore artistico della compagnia e i suoi figli Davide, Dario e Marco apprendono anch'essi le regole del mestiere, assicurando la continuità alla tradizione catanese dell'Opera dei pupi. Oggi i Napoli, oltre a proporre spettacoli con recita a soggetto, rappresentano testi basati sulla tradizione degli antichi canovacci nei quali una moderna drammaturgia dell'Opera dei pupi riesce a tener conto delle regole tradizionali di messinscena. Tutti i membri della famiglia Napoli prendono parte agli spettacoli.