Etnografie del contemporaneo
Il museo come strumento di partecipazione,
conoscenza, salvaguardia e promozione dei territori
Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino
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Giovedi' 6 maggio_ore 17
Vito Teti
Restanza patrimoniale
La pandemia ci impone di interrogarci su cosa significhino casa, luogo, paese, viaggiare, restare, tornare. Ha posto con urgente drammaticità – con un'immediatezza e una forza che la crisi climatica non era riuscita a imporre – l'esigenza di affermare la presenza e un nuovo senso dell'abitare, del nostro "restare" nei luoghi e nel mondo. La restanza non è da intendere come scelta di immobilità e di apatia, come atteggiamento statico o pigra attesa, ma come possibilità di camminare da fermi, di affermare nuove pratiche dell'abitare, un nuovo senso dei luoghi aperti e disponibili all'accoglienza. Restare, all'interno una diversa e problematica dinamica tra rimasti e partiti, immigrati e tornanti, può diventare occasione per arrestare una desertificazione in atto e offrire nuove opportunità di rigenerazione dei paesi, che debbono scoprire un nuovo senso dell'essere comunità conviviali, aperte e mobili. In questa prospettiva i "Musei della restanza" (come recita opportunamente e con una scelta innovativa il titolo di questa iniziativa), anche i "piccoli musei" dei luoghi considerati marginali e periferici, possono affermare non solo memoria, conoscenza della comunità che ci abita, ma anche luoghi di accoglienza, socialità, aggregazione da cui ripartire per un'etnografia e un'antropologia che partecipano alla storia e alla vita delle persone, che affermino nuove pratiche e nuove politiche per rendere abitabili e vivibili e i luoghi. Non abbiamo certezze e ricette facili, ma abbiamo il dovere di provarci, di metterci in gioco, di ribaltare l'ordine del potere, di raccoglie frammenti, schegge, reliquie, tutto "quel che resta" per cercare di rifondare e rigenerare la casa, il paese, le periferie, i margini a cui, ribaltando un vecchio paradigma, è possibile dare una nuova centralità.
Durante il seminario sarà proiettato il docufilm "Il Paese Interiore": Luca Calvetta e Massimiliano Curcio firmano il mediometraggio "Il Paese Interiore" ispirato ai testi dell'antropologo Vito Teti, narrati dalla voce di Ascanio Celestini: un viaggio poetico nell'animo di una Calabria inattesa e metafisica.
Vito Teti, già ordinario di Antropologia Culturale presso l'Università della Calabria, si è occupato di storia e antropologia dell'alimentazione, di antropologia del viaggio e dell'emigrazione, di antropologia religiosa, con particolare riferimento al Mezzogiorno d'Italia e al Mediterraneo. I percorsi della costruzione identitaria, il motivo della melanconia e della nostalgia, l'antropologia dei luoghi e dell'abbandono, la storia e l'antropologia dello spopolamento e delle rigenerazione dei luoghi sono al centro della sua scrittura e delle sue numerose pubblicazioni (volumi, saggi, relazioni a Convegni, articoli su riviste e su giornali) alcune delle quali tradotte all'estero. Una particolare attenzione ha rivolto al rapporto tra antropologia e letteratura, scrittura etnografica e scrittura di "finzione", fonti di letteratura orali e fonti scritte ed è autore di scritti, saggi, iniziative, ricerche su autori come Corrado Alvaro, Francesco Perri, Mario La Cava, Fortunato Seminara, Lorenzo Calogero, Sharo Gambino, Nuto Revelli.
Ha realizzato numerosi documentari etnografici nel Sud Italia, in Calabria e in Canada per conto della Rai. E' autore di reportage fotografici, di racconti, di memoir e narrazioni in cui intreccia, in maniera originale, etnografia, storia, autobiografia, memoria orale e memoria individuale.
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