CIRCUITO TEATRALE MUSEO PASQUALINO

Segna una nuova tappa il ciclo di spettacoli in circuitazione organizzati dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari - Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino che nel mese di agosto coinvolgerà sei comuni inserendosi in un progetto di distribuzione e circuitazione che trova il suo centro nella nozione dell’oralità e della tradizione. 

In scena la co-produzione del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino con l’Associazione Babel: Come veni Ferrazzano di e con Giuseppe Provinzano e gli spettacoli Colapesce - la leggenda sull’isola, Come Orlando nacque in Sutri e il cavalier di Risa della Marionettistica Fratelli Napoli.

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Comu Veni Ferrazzano di Giuseppe Provinzano

 Giuseppe Provinzano 1

  • 7 agosto, ore 21.00_Villa Penna Scicli (RG)- rassegna TeatralMente
  • 12 agosto, ore 21.00_ Piazzale antistante Teatro De Curtis, Via Padre Ingrao, Serradifalco (CL)- Quartieri in Arte 
  • 13 agosto, ore 22.00_Molo barche Levanzo (TP) - Levanzo Racconta 
  • 23 agosto, ore 21.00_Castello di Sperlinga, Sperlinga (EN) - Teatri in fortezza 
  • 19 settembre, ore 19.00 all’interno del CROMOSOMA SICILIA FESTIVAL _CORTILE DI VILLADORATA, Piazza Regina Margherita, 96018 PACHINO (SR)
  • 26 settembre, ore 17:00 all’interno del ZEN BOOK FESTIVAL _Giardino di Via Primo Carnera, Palermo - Quartiere Zen
  • 12 ottobre, ore 18.30, c/o Centro Padre Nostro Puglisi, Via S. Ciro Palermo all'interno della Manifestazione "ConDominio" 

Comu veni Ferrazzano di e con Giuseppe Provinzano
co-produzione Associazione Babel e Museo Pasqualino
Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino
 
 
 

Agatuzza Messia, Anna Brusca, Mattia Di Martino, Maria Curatolo e poi Giuseppe Furia, Francesca Leto, Elisabetta Sanfratello e poi ancora operai, mercanti, contadini, marinai viandanti gente del popolo. Sono solo alcuni dei palermitani e siciliani da cui Giuseppe Pitrè si fece raccontare quelle storie, quei canti, quelle usanze, quei giochi, divenuti nostro patrimonio culturale reso da lui immortale. Senza mai prendere una posizione di giudizio, con una pazienza e un'osservazione minuta delle persone e delle cose, il lavoro di Giuseppe Pitrè è all'insegna del rispetto per l'uomo e di amore per il popolo siciliano. Lasciato al suo destino, mal governato e spesso sfruttato, ha trovato rifugio proprio in queste favole, nel canto nelle tradizioni e nelle storie mille volte rielaborate.

Comu Veni Ferrazzano, 2° capitolo della Trilogia, è a tutti gli effetti un esperimento scenico: nell'opera del Pitrè, Ferrazzano, alter ego scaltro di Giufà al quale il Pitrè ha dedicato diverse storie nella sua opera sarà una sorta di Virgilio, un trait d’union tra i vari capitoli che in questo secondo lavoro si presenta in tutta la potenza narrativa e performativa. Questo personaggio condurrà lo spettatore tra le storie nelle storie, passando da una a un’altra, facendo scegliere al pubblico attorno a sè una o più storie delle tante che sarà in grado di raccontare. Un personaggio denso capace di raccontare tutto e il contrario di tutto, in un meccanismo aperto che si modifica di giorno in giorno, così come lui era abituato a fare. Un tutto fare nella vita.

L’associazione Babel nasce nel 2011 ponendosi come scopo quello di creare un ambiente associativo e culturale che confronti e promuova diversi linguaggi, professionalità, prospettive e progettualità. Al proprio interno opera un eclettico gruppo di lavoro under 35 con esperienza qualificata in molteplici ambiti quali: la progettazione europea in ambito sociale e culturale, la gestione di progetti finanziati, l’analisi statistica, la comunicazione istituzionale e d’impresa, la produzione di spettacoli e di laboratori teatrali, la produzione video, l'assistenza tecnica agli spettacoli dal vivo di tipo musicale, teatrale e cinematografico, la grafica per il web. Nel corso dei suoi anni di attività Babel ha consolidato sul campo le competenze necessarie nell’organizzazione di eventi pubblici, promozione e diffusione, rapporti con i media, formazione. Tutto ciò le ha permesso di tessere una valida base di contatti con i mezzi di informazione locali, quali giornali, radio, tv. L’associazione ha sede a Palermo, Sicilia, ma l’attività svolta copre tutto il territorio regionale e ha potuto lavorare anche sul territorio nazionale ed europeo con la realizzazione di spettacoli, laboratori e workshop in Belgio, Francia, Inghilterra, Spagna, Austria, Romania.

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Colapesce – la leggenda sull’isola” 

Marionettistica Fratelli Napoli

 4.Locandina Colapesce

Presso la Fortezza dell’Isola di Capo Passero di Portopalo, dalle ore 17.00 alle ore 20.00:
  • 31 luglio 2021
  • 01 agosto 2021
  • 07 agosto 2021
  • 08 agosto 2021
  • 14 agosto 2021
  • 15 agosto 2021
  • 21 agosto 2021
  • 22 agosto 2021
  • 28 agosto 2021
  • 29 agosto 2021

Pitrè definì la leggenda di Colapesce tra le più narrate di tutti i tempi.

Storici, poeti, letterati, teologi, incantati dalla potenza evocativa di questa storia e dalla sua suggestione sonora e malinconica, la tramandarono per secoli.

Il mare e il suo in-canto, Cola e la sua cieca passione, la madre ed il suo segreto dolore: sono gli affascinanti protagonisti.

Raccontare quindi la storia di Colapesce, come la biografia di un grande nuotatore, privando il protagonista di ogni aspetto fantastico, sarebbe interessante, ma distruggerebbe le sue epiche gesta, ormai appartenenti al Mito. E l’uomo si sa, ha bisogno del Mito per crescere e progredire.

Ridurla ad una ingenua fiaba, invece, la priverebbe della grande ricchezza di spunti riflessivi, legati all’animo umano, che la storia contiene.

Era necessario, pertanto, che i due punti di vista si intrecciassero e rincorressero, potenziando a vicenda la forza evocativa, che ciascuna visione contiene.

Ecco che quindi la storia di un villaggio di pescatori in una Sicilia di fine ‘800, in cui l’annessione al Regno d’Italia, le delusioni e le speranze, la povertà di molti e la capacità imprenditoriale di pochi, diventano il contesto ideale per raccontare l’atto eroico di un giovane uomo, “figlio del mare”, che s’immola per sorreggere la sua terra.

Ma il trentennio siciliano che va dal 1860 al 1890 è anche ricco di tradizione musicale, teatrale e folcloristica di grande ricchezza e colore.

Le cialome dei tonnaroti, le litanie delle donne rimaste a terra, i racconti dei pupari che incantano piccini e grandi con storie fantastiche, come appunto la leggenda di Colapesce, sono l’affascinante colonna sonora di questa narrazione.

Ed infine, il luogo: un Forte che per la sua ineguagliabile posizione, può diventare prigione o porto sicuro, punto di luce nella notte buia, grazie al faro svettante sulla cima, o altezza a strapiombo sul mare ammaliante e pericolosa.

Ogni quadro di questa storia è un piccolo spettacolo in sé, che incastonato in angoli di un’isola dalla bellezza impareggiabile e condotto da attori, musicisti e cantanti, personaggi di una leggenda che si è fatta storia, emana suoni, visioni e racconti di grande incanto.

 

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Come Orlando nacque in Sutri di Alessandro e Fiorenzo Napoli 

Marionettistica Fratelli Napoli

 4.Locandina Come Orlando nacque in Sutri. 6 agosto

Copione elaborato sula base dei canovacci di tradizione dell’Opira catanese
Convitto delle Arti _CORSO VITTORIO EMANUELE 91 Noto
6 agosto ore 20.30

 

Milone d'Anglante s'innamora, riamato, di Berta, sorella di Carlo Magno. In seguito alla loro "fuga d'amore", Carlo li bandisce dalle terre cristiane.

Da qui si dipana una lunga serie di avventure che condurrà alla forzata separazione degli sposi e alla nascita di Orlando in Sutri.

Il racconto delle peripezie di Berta e Milone e dell'infanzia tutta italiana di Orlandino era noto nella penisola attraverso varie fonti: il VI libro de I Reali di Francia di Andrea da Barberino e i poemi in ottave Le prime imprese di Orlando di Lodovico Dolce e Orlandino di Teofilo Folengo. I materiali narrativi desunti da queste opere confluirono tutti nella Storia dei Paladini di Francia di Giusto Lodico, compilazione ottocentesca che fu fonte letteraria autorevole per tutti i pupari siciliani.

Gli upiranti catanesi arricchivano la tradizionale messinscena di questi episodi con alcune interessanti varianti. La nascita di Orlando, avvolta in un'atmosfera fiabesca particolare, era segnata da eventi prodigiosi. Il futuro campione della Cristianità nasceva in una grotta, povero come Gesù Bambino, e sul neonato scendevano a elargire i loro doni San Giorgio cavaliere (o San Michele arcangelo) e due fate madrine, secondo ben noti schemi fiabeschi della tradizione popolare. Orlando fanciullo compiva le sue scorribande a Sutri accompagnato sempre da Peppininu, la maschera dell'Opira catanese, che era per il piccolo eroe guida, custode e amico. Insieme, i due si facevano beffe dei traditori magonzesi Gano e Ginamo, che formavano una coppia di irresistibile comicità.

Lo spettacolo intende far riassaporare al pubblico contemporaneo l'atmosfera gioiosa di quelle serate di chiamo, ripercorrendo le avventure in Africa dell'esule Milone e il magico momento dell'elargizione dei doni a Orlando, fino all'atteso scioglimento finale del perdono di Berta e alla famosa scena della liberazione di Milone in Biserta da parte del suo degno allievo Ruggiero di Risa.

 

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Il cavalier di Risa di Alessandro e Fiorenzo Napoli

Marionettistica Fratelli Napoli

NNapoli Ruggiero di Risa vince Almonte dAsia

Copione elaborato sula base dei canovacci di tradizione dell’Opira catanese
Convitto delle Arti _CORSO VITTORIO EMANUELE 91 Noto
12 agosto ore 20.30
 

Nella toponomastica carolingia, Risa è il nome dell'odierna Reggio Calabria, secondo l'antica denominazione di epoca normanna. Questa città diventa protagonista nella narrativa cavalleresca a partire dalla Chanson d'Aspremont, composta intorno al 1191, quando la Terza Crociata partì verso Oriente da Messina: assai probabilmente fu questo evento storico che radicò gli eroi carolingi nelle terre di Calabria. Il giovane Ruggiero di Risa, tanto bello quanto leale e valoroso, compare la prima volta nelle versioni toscane della chanson francese: i Cantari d'Aspromonte e L'Aspromonte in prosa di Andrea da Barberino. Da qui le vicende di questo personaggio e della sua famiglia, attraverso il poema cinquecentesco Le prime imprese di Orlando di Lodovico Dolce, confluirono nella compilazione ottocentesca di Giusto Lodico, e poi nel repertorio dell'Opera dei pupi.

I saraceni di Almonte d'Asia invadono la penisola italiana, si attestano in Calabria e assediano Risa, governata dal duca Rampaldo e difesa da suo figlio Ruggiero. Questi vince per ben tre volte Almonte alla prova di valore, ma viene subito dopo provocato a duello dalla sorella, l'eroina saracena Galiacella. Secondo un topos assai frequente nell'epica cavalleresca, il cristiano vince la bella saracena non solo d'arme, ma anche d'amore: Galiacella abbandona così il fratello Almonte e gli eserciti saraceni per seguire Ruggiero dentro Risa, battezzarsi e sposarlo. Ma Ruggiero ha anche un fratello maggiore di nome Beltramo, che non è né valoroso, né leale e generoso. Anch'egli s'innamora di Galiacella e, pretendendo a forza un bacio, ne viene schiaffeggiato. L'infame, livoroso e vendicativo, non esita allora a recarsi al campo saraceno di Almonte e, tessendo una fitta rete di falsità e calunnie, gli offre la facile conquista di Risa aprendogli le porte della città per farlo entrare di notte dentro le mura. Ne segue uno degli episodi più tragici e timorosamente attesi dal pubblico dell'Opera dei pupi: la morte per tradimento del valoroso Ruggiero e dell'intera sua famiglia. Immancabile l'immediata punizione del traditore: Galiacella rivela al fratello le infami calunnie di Beltramo e lei stessa lo condanna al supplizio. L'oscura impresa di Risa macchia indelebilmente d'infamia Almonte d'Asia, che d'ora in poi dovrà fare i conti, oltre che con la sua abituale superbia, anche con un sottile e malcelato rimorso invano represso. La povera Galiacella – già incinta dello sposo – compirà il suo tragico destino abbandonata in balìa delle onde e invano soccorsa dal mago Atlante. Si salveranno però i due gemelli da lei partoriti, Ruggiero e Marfisa, ai cui futuri destini provvederanno Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto.

La morte di Ruggiero di Risa è uno degli episodi più importanti e significativi del repertorio dell'Opera dei pupi, sia per l'ammirazione riservata al personaggio di Ruggiero (e la corrispondente esecrazione dello sleale Almonte), sia perché in esso veniva evidenziata la simmetrica contrapposizione nel racconto cavalleresco dei convertiti (Galiacella) e dei traditori (Beltramo).

Per come amarono metterlo in scena i pupari catanesi, si tratta anche di un episodio fra quelli più tragicamente shakespeariani della Storia dei Paladini di Francia. Tra gli ingredienti della serata, infatti, oltre alla finale ecatombe di sangue, così simile a quella di tanti drammi elisabettiani, ricordiamo la triste figura di Beltramo, il fratello invidioso e traditore, la cui psicologia e le cui motivazioni e trame richiamano alla mente quelle di Jago dell'Otello e le cui modalità di corteggiamento non sono dissimili da quelle di Riccardo III con Lady Anna nell'omonimo dramma storico.

Episodio in cui agiscono personaggi che tutti mettevano alla prova le capacità d'interpretazione di parlatori e parlatrici: non penso soltanto alle figure dei quattro protagonisti (Ruggiero, Almonte, Galiacella e Beltramo), ma anche a quelle minori, tuttavia dense di spessore psicologico, del vecchio duca Rampaldo, del suo terzogenito figlio Melonetto e del nobile e leale sovrano saraceno Salatiello di Libia.

Serata in cui si apprendeva senza mezzi termini il gioco tremendo delle passioni umane e la tragicità dell'esistere.

Compagnia Marionettistica Fratelli Napoli. La Marionettistica Fratelli Napoli nasce con Don Gaetano Napoli che fonda la compagnia nel 1921, quando inaugura a Catania, nel quartiere di Cibali, il Teatro Etna. Da allora e fino al 1973 la famiglia Napoli svolge un'intensa attività nei teatri popolari di quartiere, lavorando col mestiere storico, i pupi alti m.1,30 e pesanti fino a 30 - 35 chili. Le regole e le tecniche di messinscena nel tempo vengono trasmesse alle successive generazioni: prima ai figli di don Gaetano - Pippo, Rosario e Natale - e poi a Fiorenzo, Giuseppe, Salvatore e Gaetano, figli di Natale e Italia Chiesa Napoli. Gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, tuttavia, innescano una grave crisi e i Napoli lavorano per adattare l'Opira catanese alle esigenze di un pubblico nuovo, pur mantenendosi fedeli ai codici e alle regole di messinscena della tradizione. Facendo tesoro dei suggerimenti di Nino Amico, Natale Napoli escogitò nel 1973 l'idea dei "pupi piccoli" di cm. 80, che consentirono alla tradizione catanese di confrontarsi con pubblico ben più ampio e largamente composto da giovani e giovanissimi. In questi anni, alla morte del padre Natale, Fiorenzo diventa direttore artistico della compagnia e i suoi figli Davide, Dario e Marco apprendono anch'essi le regole del mestiere, assicurando la continuità alla tradizione catanese dell'Opera dei pupi. Oggi i Napoli, oltre a proporre spettacoli con recita a soggetto, rappresentano testi basati sulla tradizione degli antichi canovacci nei quali una moderna drammaturgia dell'Opera dei pupi riesce a tener conto delle regole tradizionali di messinscena. Tutti i membri della famiglia Napoli prendono parte agli spettacoli.

 

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A Sicilia camina

Compagnia di opera dei pupi Carlo Magno 

a sicilia camina

 

22 agosto ore 21.30, Anfiteatro Comunale, Via dell’Orto 7 - Ventimiglia di Sicilia
25 agosto ore 22.00, piazzetta San Giustino - Siculiana Marina

 

A Sicilia camina è uno spettacolo che fu rappresentato in diverse piazze siciliane dalla fine degli anni ‘50 fino a metà anni ‘60 con la compagnia del Teatro mobile, il primo teatrino dei pupi impiantato su un camion ideato dal cavaliere Antonino Mancuso (1910-1988) che operava con il figlio Nino.

Per iniziativa del poeta Ignazio Buttitta, che scrisse il testo portando avanti una propaganda contro la Democrazia Cristiana, Antonino Mancuso metteva in scena con i pupi e il cantastorie Vito Santangelo, le vicende di Pietru Fudduni e le guerre tra contadini e sindacalisti tra cui I pirati a Palermo, A mafia e Il treno del sole.

Per il XL Festival di Morgana, la compagnia di opera dei pupi Carlo Magno del puparo palermitano Enzo Mancuso ripropone questo antico copione di famiglia integrando lo spettacolo di marionette con la tecnica narrativa dei cuntastorie e dei cantastorie in un incontro tra le più rappresentative pratiche teatrali della tradizione siciliana.

La compagnia Carlo Magno è nata per iniziativa di Enzo Mancuso, ultimo discendente della omonima famiglia di pupari che diede inizio alla propria attività nel 1928 quando il nonno, il Cavaliere Antonino Mancuso, aprì il suo primo teatro nel quartiere Borgo Vecchio di Palermo. Enzo apprende il mestiere in età giovanissima ed esordisce a soli 13 anni dedicandosi anche al restauro dei pupi. 

Paolo Zarcone appartiene alla nuova generazione dei cantastorie siciliani. Sin dal 2006 ripropone cantatesia tradizionali che originali traendo ispirazione da leggende e fatti storici. Dal 2009 ha avviato una serie di collaborazioni, tra cui quelle con la compagnia di opera dei pupi Carlo Magno, il Teatro Ditirammu, e con artisti quali il musicista Francesco Maria Martorana e l'attrice-danzatrice Elisa Parrinello.

 

 

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