Abstract
Pomian diceva che il patrimonio culturale non è costituito da cose, ma da “semiofori”, cioè “portatori di segni”. Cosa Nostra esiste nella nostra società anche per i segni che lascia nella memoria mediatica, nel discorso politico, nel militantismo antimafia. Quali di questi segni scegliamo di raccontare pensandoli e ricodificandoli come un’eredità da trasmettere? In che modo i musei di mafia si fanno portatori di questo progetto? Scegliendo di ereditare quale memoria, di chi, perché? E come si collocano nello spazio urbano e sociale, differenziandosi dalla città e da altri agenti di memoria? In questa comunicazione metteremo a confronto il museo della mafia di Salemi con il più recente No mafia memorial di Palermo, cercando di comprendere la rete di posizioni in cui la difficile eredità del museo di mafia può collocarsi.
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Carlo Andrea Tassinari è dottore di ricerca in Scienze del linguaggio all'Università di Tolosa e conduce una nuova ricerca dottorale sul discorso antimafia nell'ambito del dottorato in Patrimonio culturale dell'Università di Palermo. Ha insegnato semiotica e comunicazione alle università di Tolosa, Bologna e Palermo. Scrive per riviste sscientifiche di semiotica e italianistica, tra cui Actes sémiotiques, E/C, Lexia, Todomodo, e ha co-curato il volume Dendrolatrie. Miti e pratiche dell'immaginario arboreo (Edizioni Museo Pasuqalino 2021).
Contatto Email: carloandrea.tassinari@unipa.it
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