Ereditare II
Semiotica della trasmissione
a cura di Francesco Mangiapane e Francesco Mazzucchelli
Diseredati. Una semiotica della trasmissione alla prova su
“La nostra parte di notte” di Mariana Enriquez
Giuditta Bassano
23 giugno ore 15.30
Museo Internazionale delle Marionette “Antonio Pasqualino”
Il seminario sarà liberamente fruibile in diretta streamingsulla pagina Facebook e il canale Youtube
del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino
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Abstract
Trasmissione è un termine complesso, iperonimo sia rispetto a “eredità” sia rispetto a “successione”. Qui proponiamo che in senso semiotico il trasmettere configuri un insieme di relazioni narrative, discorsive ed enunciative specifiche. Infatti, seguendo le voci corrispondenti dei principali dizionari italiani si possono porre in luce certi aspetti semantici.
La trasmissione sembra sussumere: (a) una trasformazione congiuntiva; (b) un processo di ‘diffusione’, che può essere messo a fuoco nel suo svolgimento e nei suoi esiti; (c) una trasformazione disgiuntiva; e infine (d) un elemento metacomunicativo a livello enunciazionale.
Nel primo senso (a), la trasmissione è un trasferire qualcosa a qualcuno, che si tratti, nei discorsi, di un attore individuale o collettivo. La cultura occidentale pullula di cataloghi di questi tipi di attori antropomorfi. Aspiranti all’eredità del maestro, nelle sette religiose come in politica; generazioni segnate dal trauma trasmesso; due secoli di letteratura e stampa attraversati da storie di arricchimenti inattesi, sperperi ingrati, manipolazioni temerarie di scapoli e anziani parenti, truffe, raggiri e frodi fiscali. E ancora innumerevoli mitologie sulle virtù dell’eroe più degno di assurgere a capo, al cinema, nei poemi cavallereschi, nelle fiabe. Nel secondo senso (b), trasmettere è disseminare, diffondere nello spazio o nel tempo. Si trasmette un virus, un meme, una lingua, una diceria, una rivolta. Qui allora sembrano contare l’intensità, l’efficacia, la durata dei processi trasmissivi. È in quest’accezione che il debito pubblico di un Paese minaccia il destino dei suoi cittadini appena diciottenni, ma è sempre in questa traiettoria che si giunge anche alla retorica di un ambiente naturale/disciplina accademica/civiltà che sta morendo, e da qui agli scenari distopici sul futuro. In bene si trasmettono le ricette, le tecniche, i canti popolari, i proverbi, e in male gli usi più retrivi e violenti. Nel terzo senso (c) trasmettere comporta un cedere, che in termini greimasiani prende la forma di una rinuncia o di una comunicazione partecipativa. Qui la lessicografia accosta il trasmettere all’innestare, allo spostare, prima di tutto a un passaggio da qualcosa a qualcos’altro. Il che apre al problema di che cosa permanga in seno all’istanza trasmittente e di che cosa di essa migri in quella ricevente. Vale in fisica, nella distinzione tra materiali conduttori e isolanti, ma vale anche in antropologia culturale, disciplina segnata da più di un secolo di riflessioni sulla trasmissione del valore in circuiti sociali fondati sull’avarizia e sullo spreco, sul dono e sull’equilibrio. Afferiscono a questo versante semantico della trasmissione il tema mitico della stirpe, della razza, del sangue, ma anche quello giuridico della trasmissione di debiti, cioè obbligazioni, dal defunto ai suoi eredi.
Un quarto senso (d), quello forse più scontato ma dalle implicazioni più vaste, coinvolge in forma canonica la destinazione attanziale. Trasmettere può cioè sempre essere inteso come un “far arrivare”, un invio, un atto che rileva di un intento comunicativo, di una strategia, e talvolta di complessi programmi narrativi di pianificazione e messa in atto. Si può voler non trasmettere – diseredando un erede legittimo, o rifiutandosi di averne per proteggerli da anatemi e disgrazie. Oppure non voler trasmettere, come nei casi, nella narrativa di inizio XIX secolo, in cui la protagonista, ormai vedova, scopre che il marito aveva già dei figli da altre relazioni. Qui si apre anche il grande tema della veggenza e dello sciamanesimo, del mondo dei vivi come destinato da quello dei morti, o del mondo terreno come destinatario di doni e sogni inviati da quello ultraterreno. La trasmissione può diventare un premio, una punizione, una maledizione, un segreto, un compito, un avvertimento.
Il fatto di accostare questa quarta accezione del trasmettere a una funzione metacomunicativa verrà chiarito meglio con un passo ulteriore, ovvero una messa alla prova analitica. Non sembra casuale, infatti, che diverse opere culto della letteratura contemporanea dialoghino, in modo diretto, con la trasmissione. È un dialogo che segna nettamente il romanzo, piuttosto che il cinema. Vale per mostri sacri come Bolaño, che in 2666 delinea una visione molto personale della ‘consanguineità taciuta’; vale per De Lillo, che costruisce Underworld sul passaggio di mano in mano di una palla da baseball; vale per McCarthy, che in The Road fa trasmettere da un padre a un figlio le condizioni stesse del possibile. Vale anche per l’opera maggiore di una delle più grandi autrici contemporanee, Mariana Enriquez, di cui è da poco stato tradotto in italiano La nostra parte di notte, romanzo mondo la cui architettura intreccia in modo significativo concezioni e figure del trasmettere, attorno, in particolare, al tema della diseredazione. Articolando queste note, l’intervento si propone due scopi. Il primo è quello di interdefinire i quattro elementi della trasmissione visti sopra. In questo senso, La nostra parte di notte di Enriquez sarà il campo sul quale tentare un simile esercizio. Nella seconda fase dell’intervento, per verificare la tenuta della proposta teorica, ne vaglieremo la coerenza in un ambito molto lontano dalla narrativa contemporanea.
Giuditta Bassano è Ricercatrice in semiotica presso il Dipartimento di scienze umane dell’università Lumsa di Roma. Nel 2019 ha co-curato con Stefano Bartezzaghi la riedizione italiana per Bompiani di Maupassant di A. J. Greimas. Nel 2022 ha pubblicato la sua prima monografia, La balestra di Pierre, edita da Museo Pasqualino, Palermo. È in uscita (marzo 2023) una sua seconda monografia dal titolo Verso. Strutture semiotiche della destinazione, per l’editore Studium di Roma.
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