sulla base delle serate tradizionali dell’Opira catanese
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Per il pubblico tradizionale dell’opera dei pupi alcuni degli episodi più attesi delle puntate cicliche serali erano quelli in cui gli eroi più amati prendevano le armi, cioè indossavano per la prima volta la loro pregiata armatura dopo aver superato prove importanti o simbolici riti d’iniziazione. In questa serata si vedrà come acquisti le armi Orlando, eroe protagonista della Storia dei Paladini di Francia, che nei teatri di quartiere incarnava un modello nobilissimo di lealtà ed eroismo cavalleresco.
I saraceni di Almonte d’Asia hanno invaso la Calabria e col tradimento si sono impadroniti della città di Risa, cioè – secondo la toponomastica carolingia - Reggio Calabria. Per contrastarne l’avanzata, Carlo Magno scende in Italia: gli eserciti cristiani sono guidati da Milone d’Anglante, padre di Orlando; Amone d’Ardenna, padre di Rinaldo; Ottone d’Inghilterra, padre di Astolfo. Mentre il valorosissimo Milone costringe Almonte ad attestarsi sulle montagne d’Aspromonte, Orlando e Astolfo, seppur giovinetti, scalpitano per indossare le armi e compiere grandi imprese al pari dei loro genitori.
Orlando, dopo esser fuggito insieme ad Astolfo dal collegio d’arme grazie alle astuzie di Peppininu, giungerà in Aspromonte… ma non riuscirà a riabbracciare il padre Milone, perché questi è stato ucciso a tradimento da Almonte. Ma Orlando arriverà in tempo almeno per salvare la vita allo zio Carlo Magno e ucciderà proprio l’antieroe Almonte d’Asia. Indossate le pregiate armi del sara-ceno, Orlando sarà investito cavaliere e conte dallo zio Carlo: per volere dell’Onnipotente, da ora in poi si compirà il destino del paladino, difensore della fede cristiana e cavalier di Dio.
Queste vicende risalgono a un’antica chanson de geste francese, La Chanson d’Aspremont. Attraverso molti cantàri italiani, i romanzi in prosa di Andrea da Barberino e il poema in ottave Le prime imprese di Orlando di Ludovico Dolce, confluirono nel romanzo a dispense di Giusto Lodico e da lì nella messinscena dei pupari catanesi. Essi adattarono questi materiali narrativi dando grande spessore drammaturgico ai personaggi di Milone e Almonte e inserendo nell’intreccio la maschera catanese di Peppininu.
Compagnia Marionettistica Fratelli Napoli. Rappresenta l'antica tradizione dell'opera dei pupi catanese. Don Gaetano Napoli fondò la compagnia nel 1921, affidandola successivamente ai tre figli Pippo, Rosario e Natale. I Napoli, oltre a proporre spettacoli con recita a soggetto, rappresentano testi basati sulla tradizione degli antichi canovacci nei quali una moderna drammaturgia dell'opera dei pupi riesce a tener conto delle regole tradizionali di messinscena. Sulla base di codici tramandati da padre in figlio, il sentimento si fa gesto, comunicazione, arte. Le scene, le armature, i costumi, i suoni e quella "improvvisazione" quale essenziale momento artistico contribuiscono ulteriormente alla creazione del rapporto pubblico - attore e della particolare "magia" teatrale, che sono caratteristiche fondamentali dell'opera dei pupi.