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Gioveì 1 e venerdì 2 dicembre 2016

Seminario internazionale di studi 

Forme e politiche dell’animalità. Zoosemiotica 2.0

Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino

 

[English version below]

 

 

Organizzato da / Organised by:
Università degli studi di Palermo, Dipartimento Culture e Società
Università delle Scienze gastronomiche di Pollenzo
Centro internazionale di scienze semiotiche di Urbino
Circolo semiologico siciliano
Fondazione Ignazio Buttitta
Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari
Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino

 

Semiotizzare l’animale – raccontarlo, dirlo, rappresentarlo, pensarlo, farne oggetto di scienza e di sapere – è gestire una politica della soglia insicura: quella che lo separa, più o meno ostinatamente, dall’uomo. Ora garantendone un’autonomia supposta naturale, dunque apparentemente scevra da implicazioni etico-politiche. Ora subendo le continue incursioni, a più livelli e con differenti intensità, dell’animale-uomo. Definire l’animale è definire l’uomo, certo. Più interessante, invece, osservare come, spesso surrettiziamente, dare un posto all’animale fra i ‘regni’ della natura sia, parallelamente, inserirlo fra le articolazioni del sociale, fra le istituzioni della cultura (parentele, affetti e affiliazioni, strategie e conflitti…). In altre parole, farne oggetto di sapere è proporne una qualche visione, e prassi, politica. In questo, le attuali rivendicazioni ambientaliste, ecologiste e animaliste, come pure le ideologie ed etiche vegetariane e vegane, non hanno fatto altro che indicare il re nudo. Una politica degli animali c’è sempre stata: adesso diviene istanza dotata di portavoce precisi e assai determinati.

Non sfugge a questo chiasma la semiotica, scienza dei sistemi e processi della significazione, che già dalle sue prime strategie di ricerca inseriva la (vecchissima) questione dei linguaggi delle differenti specie animali fra i suoi obiettivi fondazionali. Era la zoosemiotica, molto in voga negli anni Cinquanta e Sessanta ma felicemente in vita anche nei decenni successivi: la quale, per forza di cose, s’è trovata quasi automaticamente a sposare un paradigma di ricerca di tipo scientista e naturalista, provvedendo a tenere distinte le lingue degli umani (legate al dinamismo della storia e della cultura) da quelle dei non-umani (pensate come codici più o meno sofisticati di una comunicazione a carattere istintuale). Restava in piedi il vecchio monito di Montaigne, secondo il quale non è che gli animali non parlino, siamo semmai noi che non li comprendiamo poiché essi usano segni e non parole, segnali fisici dotati, forse, di sintassi non linguistiche.

Le recenti ricerche in ambito di antropologia della natura e di sociologia delle scienze e delle tecniche – incontratesi nell’ipotesi di un multinaturalismo talvolta battezzato come ontological turn – permettono di ripensare la questione zoosemiotica in modo diverso. Piuttosto che occuparsi di un presunto linguaggio naturale degli animali non umani, scommettendo su una loro coscienza riflessiva, potrebbe essere più conducente, per una semiotica come studio delle forme del senso umano e sociale, lavorare sul loro discorso, dunque sulle interazioni effettive, tanto comunicative e scientifiche quanto pratiche e funzionali, fra umani e non umani. I quali, volenti o nolenti, si costituiscono reciprocamente, andando costantemente a rivedere quella soglia insicura che, separandoli, li tiene insieme.

L’incontro di studi mira a investigare questa ipotesi di una zoosemiotica 2.0 , dunque delle forme e delle politiche dell’animalità su più fronti e a vari livelli. Si indicano qui alcuni campi di indagine, altrettanti discorsi degli e sugli animali da analizzare semioticamente:

  • Folklore, antropologia, studi dell’antichità.
  • Linguaggi dell’immagine e ‘rappresentazioni’ visive, dalla storia dell’arte al cinema
  • Media vecchi e nuovi. Dalla letteratura ai fumetti, cartoni animati e documentari televisivi, dal giornalismo alla pubblicità, dalla musica ai videogiochi, sino al web e ai social
  • Moda e abbigliamento
  • Mostri e zombie, metamorfosi e protesi varie, bestialità e bêtise
  • Movimenti animalisti, vegetariani e vegani
  • Dibattiti politici e disposizioni di legge
  • Filosofia: metafisica, etica ed estetica
  • Scienze ecologiche, etologiche e del comportamento animale, antropologia degli animali e delle loro ‘culture’
  • Cibo, cucina, gastronomia

 

Studiosi invitati
Denis Bertrand (Paris VIII), Pierre Charbonnier (EHESS Paris), Felice Cimatti (Università della Calabria), Paolo Fabbri (Centro di scienze semiotiche di Urbino), Frank Jacob (CUNY University, New York), Kalevi Kull (Tartu University), Gianfranco Marrone (Università di Palermo), Francesco Marsciani (Università di Bologna), Dario Martinelli (Kaunas University), Antonino Pennisi (Università di Messina), Nicola Perullo (Università delle scienze gastronomiche).

Comitato organizzatore
Alice Giannitrapani, Dario Mangano, Francesco Mangiapane, Gianfranco Marrone, Rosario Perricone, Ilaria Ventura

Website: http://www.zoosemiotics.it/zoosemiotics-2-0-forms-and-policies-of-animality/

 

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 Thursday 1 and Friday 2 December 2016

International seminar

Forms and policies of animality. Zoosemiotics 2.0

Antonio Pasqualino Internaitonal Puppet Museum

 

Semiotically analysing animals – telling them, portraying them, thinking about them, making them the object of science and knowledge – means politically managing an uncertain threshold: the one that, more or less stubbornly, keeps them apart from the human beings. Sometimes a supposedly natural autonomy is guaranteed, so apparently devoid of ethic-political implications, some others the human animal incurs with variable intensity to multiple levels of society. Defining animals is defining men. It can be more interesting however to see how, in a surreptitious way, giving to an animal a place among the “reigns” of nature means at the same time inserting it among the articulations of the social, among the institutions of culture (affinities, affections, strategies and boundaries.. ). In other words, making it the object of knowledge means proposing some sort of political vision (and praxis) of it. The most part of environmentalists, ecologists, and animalists, as well as the vegetarian and vegan ideologies and ethics have done nothing more than pointing out the naked king. There has always been a policy of the animals: now it acquires very determined and precise spokesmen.

Semiotics has never avoided such a chiasmus, dealing from the very beginning of its history with the problem of the various animal languages within its foundational goals. Zoosemiotics was very popular in the 50s and 60s, as well as during the following decades. It has had to embrace a scientist and naturalist research paradigm, keeping apart human languages (linked to the dynamism of history and culture) from the animal ones (thought as more or less sophisticated codes of an instinctual communication), implicitly following the old admonition of Montaigne: it is not that animals do not talk, it is us who do not understand them, since they use signs and not words, physical signals that may have not a linguistic syntax.

 

Recent researches in the field of the anthropology of nature and sociology of sciences and techniques – which merge in the hypothesis of multinaturalism, sometimes confusedly named as ontological turn – allow to think about the Zoosemiotic issue in a different way. Instead of transplanting the language structures – gestures, LIS, etc. – and rather than dealing with an alleged natural language of non- human animals, for a semiotic study of the forms of the human and social sense it would be more addressing to work on their discourse, that means on the actual interactions, communicative and scientific as well as practical and functional, between humans and non-humans. As a matter of facts they develop mutually, constantly revising that uncertain threshold that keeps them together by taking them apart.

 

The seminar aims to investigate this hypothesis of Zoosemiotics 2.0, and then of the forms and the policies of animality on several fronts and levels. Some of the
investigation field are listed hereby, discourses of and about animals to be semiotically analyzed:

 

  • Folklore, anthropology, studies of the antiquity.
  • Languages of the image and visual “representations”, from art history to cinema
  • Old and new media. From literature to comics, cartoons, TV documentaries, form journalism to advertisement, from music to videogames, up to the Web and social networks
  • Fashion and clothing
  • Monsters, zombies, robots, metamorphosis and prosthesis, bestiality and bêtis
  • Animalist, vegetarian and vegan movements
  • Political debates and law provisions
  • Philosophy: metaphysics, ethics, aesthetics
  • Ecological Sciences, ethology and animal behaviour, anthropology of animals and of their cultures
  • Food and Gastronomy

 

Keynote Speakers
Denis Bertrand (Paris VIII), Pierre Charbonnier (EHESS Paris), Felice Cimatti (Università della Calabria), Paolo Fabbri (Centro di scienze semiotiche di Urbino), Frank Jacob (CUNY University, New York), Kalevi Kull (Tartu University), Gianfranco Marrone (Università di Palermo), Francesco Marsciani (Università di Bologna), Dario Martinelli (Kaunas University), Antonino Pennisi (Università di Messina), Nicola Perullo (Università delle scienze gastronomiche).

 

Organising Committee
Alice Giannitrapani, Dario Mangano, Francesco Mangiapane, Gianfranco Marrone, Rosario Perricone, Ilaria Ventura

Website: http://www.zoosemiotics.it/zoosemiotics-2-0-forms-and-policies-of-animality/

 

Allegati:
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