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XLVII Festival di Morgana

SEMINARIO
Fārsi shirin ast.Il persiano è dolce. Poesia, musica, narrazioni della tradizione persiana
con Giovanni De Zorzi, Piero Grassini, Daniela Meneghini, Gioele Zisa

modera Ignazio Buttitta

a seguire

NARRAZIONE PERSIANA
Naqqāli: Storia di Rostam e Sohrāb
con Mojtaba Hassan Beigi, naqqal (narratore) e Eshag Chegini, percussionista e suonatore di ney (IR)

 

Giovedì 3 novembre
Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino | ore 18.30

 

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Poesia, musica e narrazione sono intrecciate in un’unica trama nel mondo persiano. Esse si influenzano reciprocamente. Questo seminario intende discutere tali relazioni non solo nella produzione letteraria e musicale colta, ma anche nelle forme di narrazione popolare. Il cuore tematico dell’incontro è rappresentato da una delle opere più affascinanti del poeta persiano Nezāmi Ganjavi intitolata Khosrow e Shirin dove poesia e musica si richiamano vicendevolmente. Poesia e musica sono protagoniste anche di molte arti di narrazione orale popolare, come il naqqāli, dove le storie epiche prosaiche sono intervallate dal canto di passaggi poetici e dalla musica.

“…poiché in ogni verso Nezāmi ti svela un segreto, non sarà più inaccessibile per te lo splendore della poesia”:
la poesia persiana parla di sé.  
 
Intervento di Daniela Meneghini

L’intervento si propone di presentare i significati fondanti della produzione poetica persiana classica e di mettere in rilievo la sua relazione con la musica. Attraverso la lettura di alcuni passaggi del poema Khosrow e Shirin di Nezāmi Ganjavi dedicati alla musica e alla poesia, si delinea un quadro di questa straordinaria e fertile unione in cui la poesia è sorgente della musica e la musica è miraggio della lingua.

 

 Daniela Meneghini 

Dal 1992 insegna lingua e letteratura persiana presso l’università Ca’ Foscari di Venezia. È autrice del primo ipertesto dedicato allo studio statistico-lessicale del genere ghazal (Lirica Persica Hypertext, Cafoscarina, Venice 2000); di una storia della Letteratura persiana in epoca selgiuchide (Cafoscarina, Venezia 2004); di un Corso di lingua persiana (Hoepli, Milano 2012) insieme a Paola Orsatti; della prima traduzione integrale del poema Khosrow e Shirin di Nezāmi Ganjavi (Khosrow e Širin, amore e saggezza nella Persia antica, Ariele, Milano 2017); curatrice di un ampio commentario dedicato ad un manoscritto persiano miniato (d. 1624) conservato alla Fondazione Cini di Venezia (Panj Ganj, La mandragora, Firenze, 2022) e di numerosi articoli scientifici dedicati alla letteratura persiana classica. I suoi ambiti di ricerca riguardano principalmente il sistema retorico della poesia persiana, gli sviluppi della lirica mistica in epoca selgiuchide e le questioni di didattica della lingua neopersiana.  

 

Note per un profilo della musica persiana antica: incontri, influenze e scambi.
 
Intervento di Giovanni De Zorzi

I molti passaggi dedicati alla musica che costellano l’opera di Nezāmi Ganjavi offrono informazioni preziose su musicisti, nomi dei modi musicali e strumenti dai quali si desume un’estetica complessiva della musica d’arte persiana tra XII e XIII secolo che è frutto di influenze e scambi che cercherò di ascoltare e far risuonare.

 Giovanni De Zorzi 

(PhD) è professore associato in Etnomusicologia presso l’Università “Ca’ Foscari” di Venezia. Si interessa principalmente di musica classica e sufi dell’area ottomano-turca e centroasiatica. Alterna tra loro l’attività di musicista (flauto ney della tradizione ottomana come solista o con l’Ensemble Marâghî), la ricerca sul campo, la scrittura scientifica e la direzione artistica di vari programmi musicali, che ha svolto finora soprattutto con il Festival MiTO Settembre Musica (Milano e Torino) e con l’IISMC (Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati) della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. 

Tra le sue pubblicazioni si segnalano le monografie: Musiche di Turchia. Tradizioni e transiti tra oriente e occidente (2010); Con i dervisci. Otto incontri sul campo, a cura di Giovanni De Zorzi (2013); Maqām. Percorsi tra le musiche d’arte in area mediorientale e centroasiatica (2020); Introduzione alle musiche del mondo islamico (2021); Samā‘. L’ascolto e il concerto spirituale nella tradizione sufi (2021).


“Il naqqāli offre significati”. Le arti di narrazione orale in Iran.
 
Intervento di Gioele Zisa

Il naqqāli è un’antica forma di narrazione orale iraniana, iscritta nel 2011 nella lista UNESCO dei patrimoni immateriali dell’umanità. Per comprendere il naqqāli bisogna partire da uno dei testi più importanti della letteratura persiana, lo Shāhnāmeh (Il Libro dei re), poema epico composto nel X sec. dal poeta Hakim Abul-Qasem Ferdowsi Tusi. L’opera narra la storia della Persia dalla formazione del mondo fino all’avvento dell’Islam nel VII secolo d.C. In verità, la profonda connessione tra l’opera di Ferdowsi e l’arte di narrazione orale è piuttosto recente ed è da ricondurre alle politiche culturali di Reza Shah, il quale nel 1926 vietò agli artisti di narrare storie che non facessero parte del corpus epico del Libro dei re. Storicamente lo sviluppo e la diffusione del naqqāli avvengono durante l’era safavide. Proprio grazie alle politiche nazionali e religiose volute dalla dinastia – lo sciismo dodicesimano diviene religione di stato – il naqqāli assunse un ruolo importante nel rafforzare lo spirito nazionale persiano, non solo epico ed eroico, ma soprattutto religioso. Il naqqāli veniva eseguito in maniera seriale fino a qualche decennio fa in luoghi pubblici come il qahveh-khāneh, il caffè. Il naqqāl si esibisce su una piattaforma (sardam) al centro o in un lato della sala dove il pubblico e i clienti possono facilmente vederlo. Il naqqāli è un teatro monologo e, pertanto, il performer deve interpretare diversi ruoli durante l’esibizione. Alcune volte è impiegata una pergamena dipinta (pardeh) raffigurante la scena principale della storia, che viene indicata durante la performance con il bastone, simbolo dell’autorità del morshed “maestro”. Gli spettacoli di naqqāli non mirano solo all’intrattenimento del pubblico, ma hanno altresì una funzione didattica. Essi offrono un’educazione storica, religiosa ed etica. Il narratore interpreta continuamente il materiale narrativo al fine di fornire sempre nuovi significati e di legarlo all’esperienza quotidiana della comunità. Il naqqāli, in quanto “arte rituale-tradizionale” (honar-e āyini sonnati), è assimilabile in un certo senso a un’esperienza rituale, dove una certa visione del mondo trova conferma nella sua attualizzazione operata dall’evento performativo. La mescolanza di temi religiosi ed etici differenti, dello zoroastrismo e dello sciismo, fa del naqqāli uno spazio performativo dove continuamente negoziare identità e valori religiosi, dove Rostam da eroe epico preislamico assume le caratteristiche del missionario sciita, acquisendo persino qualità proprie dell’Imam Ali. 

 Gioele Zisa 

ha conseguito nel 2018 un primo dottorato in assiriologia presso la Ludwig-Maximilians-Universiatat di Monaco di Baviera sulle terapie Mesopotamiche per la perdita di desiderio sessuale e un secondo nel 2022 in scienze umane/antropologia culturale presso l’Università di Palermo con una ricerca etnografica sulle arti di narrazione orale in Iran (naqqāli). Ha svolto ricerche sul campo, oltre che in Iran, in Sicilia e Spagna africana e ha condotto periodi di ricerca e formazione anche a Roma (Istituto Biblico Pontificio), Berlino (TOPOI, Frei Universität), Londra (British Museum), Venezia (Venice International University), Würzburg (Julius-Maximilians-Universität) e Teheran (University of Tehran). Ha pubblicato la sua monografia The Loss of Male Sexual Desire in Ancient Mesopotamia. Nīš libbi Therapies (Boston – Berlino, De Gruyter, 2021). Sull’antropologia del mondo antico ha co-curato i seguenti volumi Chances and Problems of Cultural Anthropological Prospective in Ancient Studies: Theories, Methods, Case Studies (DWJ 4); Miti, culti, saperi. Per un’antropologia religiosa della Mesopotamia antica (Edizioni Museo Pasqualino, 2021) e Dendrolatrie. Pratiche, miti e figure dell’immaginario arboreo (Edizioni Museo Pasqualino, 2021). Insegna discipline demoetnoantropologiche presso l’Università di Palermo e da novembre 2022 è assegnista di ricerca in assiriologia presso Sapienza Università di Roma. I suoi temi di ricerca riguardano la terapeutica e la religiosità mesopotamica. Promuove negli studi del Vicino Oriente antico temi e prospettive dell’antropologia culturale, dei Religionswissenschaften e degli studi di genere. Si interessa anche di studi folklorici in Iran, con particolare riguardo alle forme di narrazione tradizionale e ai fenomeni di religiosità popolare.

 

La scienza delle emozioni dei modi antichi persiani, l’uso nella musicoterapìa e nella poesia, introduzione all’ascolto di intervalli musicali della tradizione persiana, araba e turca.
 
Intervento di Piero Grassini

 

 Piero Grassini 

accordatore e restauratore di pianoforti, ha restaurato un pianoforte appartenuto a Franz Liszt, e un altro a Pietro Mascagni.  Nel corso degli anni ha studiato pianoforte, chitarra, mandolino, bouzouki  e altri strumenti a corda della tradizione italiana e orientale, con l’intento di valorizzare il patrimonio comune di musica e danza di culture diverse . Da parecchi anni studia oud, tar e musica persiana con Pejman Tadayon, con cui ha suonato in diversi concerti e spettacoli, tra cui san Francesco e Rumi. Studia la lingua persiana  allo scopo di tradurre la poesia mistica sufi.  

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NARRAZIONE PERSIANA

Naqqāli: Storia di Rostam e Sohrāb

 

Giovedì 3 novembre

 

Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino | ore 18.30
 

 

Immagine 2022-10-17 160111

Durata di 30’
con Mojtaba Hassan Beigi, naqqal (narratore);
Eshag Chegini, percussionista e suonatore di ney (IR)

 

Il Naqqali è una narrazione drammatica di contenuto epico, le cuistorie sono tratte dallo Shahnameh (Libro dei re).Il Pardeh-khani è una narrazione drammatica a tema religioso sciitariguardante il massacro di Karbala. È accompagnata da unapergamena dipinta raffigurante le scene salienti della storia.

La battaglia di Rostam e Sohrāb è certamente la storia più amata dai naqqāl e dal loro pubblico e uno degli episodi più tragici dello Shāhnāmeh. Rostam giunge in una città nel regno nemico di Turan, dove viene però ricevuto generosamente dal re locale. Di notte la bella principessa Tamianeh entra nell’alloggio dell’ospite e i due passano la notte insieme. La donna rimane incinta di un figlio che viene chiamato Sohrāb. Quando Sohrab cresce, decide di andare in Iran con un esercito con la speranza di incontrare e conoscere il padre, ma gli iraniani nascondono l’identità di Sohrāb a Rostam. In diversi combattimenti consecutivi, padre e figlio lottano corpo a corpo. Nel combattimento finale, Rostam getta a terra Sohrāb e conficca il suo pugnale nel suo fianco. Il morente Sohrāb dice che suo padre Rostam lo vendicherà. A quel punto, Rostam capisce chi è Sohrāb rendendosi conto di aver ucciso il proprio figlio.

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria sulla piattaforma online del XLVII FESTIVAL DI MORGANA: www.festivaldimorgana.it

Clicca qui per tornare al programma completo: https://bit.ly/3S9xPNg

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Info: 091.328060

www.museodellemarionette.it

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