Giovedì 15 marzo ore_16.00
Seminario permanente“Antropologia & Musica”
Il canto rizítico e le mandinàdhes a Creta: processi performativi e dinamiche sociosimboliche
Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino
Giovedì 15 marzo alle ore 16.00, nell’ambito del ciclo seminariale “Antropologia & Musica” curato dal prof. Sergio Bonanzinga (Dipartimento Culture e Società), il Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino ospiterà il seminario dal titolo "Il canto rizítico e le mandinàdhes a Creta: processi performativi e dinamiche sociosimboliche" tenuto da Giuseppe Sanfratello, Dottore di ricerca in musicologia all’Università di Copenaghen. Il rizìtiko è un genere di canto monodico privo di accompagnamento strumentale praticato esclusivamente da uomini (rizìtes) e diffuso perlopiù nella parte occidentale di Creta: il rizìtiko “della strada” (tis stràtas) è eseguito in occasioni processionali e ancora oggi è possibile rilevarlo principalmente nel rituale del matrimonio per le strade del villaggio; il rizìtiko “della tavola” (tis tàvlas). è legato a occasioni conviviali in cui viene esaltato il valore dell’amicizia condiviso dalla parèa (compagnia, gruppo di amici). Le mandinàdhes sono invece canti monodici di genere lirico basati su distici di versi improvvisati e possono essere accompagnate da uno o più strumenti musicali (a es. lira cretese, violino, laouto ecc.), nonché eseguite nell’ambito delle danze tradizionali. Sia il rizìtiko che le mandinàdhes assolvono ad analoghe funzioni sociosimboliche, rafforzando i legami comunitari attraverso un complesso intreccio di poesia, musica e danza fondato su rigide procedure di ordine performativo attivate entro specifici contesti cerimoniali.
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Le iniziative organizzate nell'ambito del Seminario Permanente "Antropologia & Musica" hanno lo scopo di offrire a studenti e ricercatori orientamenti critici riguardo ai diversi metodi di rilevamento e di analisi delle pratiche coreutico-musicali, specialmente legate ai contesti in cui la trasmissione dei saperi è tuttora in prevalenza affidata all'oralità. Lo sguardo "antropologico" sui fenomeni musicali, che si è affermato a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso grazie soprattutto ad alcuni esponenti dell'etnomusicologia angloamericana (David McAllester, Alan Merriam, Alan Lomax, John Blacking ecc.), costituisce oggi un approccio consolidato anche per lo studio delle pratche musicali di interesse storico, che conosciamo attraverso oggetti, immagini e testi scritti, e si estende proficuamente a ogni forma dell'attuale mercato musicale globale. I comportamenti musicali saranno particolare trattati in ordine alle dinamiche relazionali innescate fra strati sociali, classi d'età e posizioni sessuali, alla morfologia della performance sonoro-gestuale nei suoi articolati processi di attuazione-ripetizione-trasmissione e all'interconnessione tra funzioni espressive, identitarie, ludiche, ergologiche e rituali.
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